/Un amore esagerato
Fabio Castello e Giuseppina Francia Project

A Florida ci sono storie di magia, di trame, di mistero. Ci sono storie di risate e di follia…
Ci sono storie d’ amore…
Ed eccoci al punto…

/Da un’idea di Fabio Castello e Giuseppina Francia

/Liberamente tratto da “Un amore esagerato” di Montes Graciela Edizioni Salani

Con: Fabio Castello e Giuseppina Francia Regia: Le Sillabe
Supervisione: Giorgia Goldini e La Bonaventura Scenografie: dANNYdANNO
Linguaggi prevalenti: teatro d’attore e teatro di figura.

TRAMA

Santiago Beron vive in un quartiere di Buenos Aires, è il più piccoletto della scuola, ma è anche quello che ha le “voglie” più grandi. La storia inizia quando incontra lei, Teresita Yoon, appena arrivata da un paese straniero e lontano, che diventa la sua compagna di banco e di giochi.
Un caso, ma anche una fortuna! Parlano due

lingue diverse ma questo non è un ostacolo per comprendere i rispettivi sentimenti. Mentre questo amore cresce le “ voglie” di Santiago diventano sempre più ingestibili ed appariscenti, tanto che nel quartiere si creano due vere e proprie fazioni: quelli che ritengono che essere così “esagerati” sia sbagliato e quelli che invece credono che l’ amore non sia mai troppo.

DIDATTICA
Un linguaggio legato prevalentemente all’ immagine quello che Santiago e Teresita usano per comprendersi, dimostrazione del fatto che culture e lingue diverse possono incontrarsi e fondersi.
La differenza tra il ragazzo e la ragazza non si limita alla lingua ma ai diversi modi di comunicare in tutte le loro manifestazioni. La diversità si allarga anche al quartiere all’ interno del quale loro rappresentano qualcosa di nuovo ed ignoto, ma anche travolgente, così come l’amore stesso.
La storia di Santiago e Teresita vivrà momenti di felicità e di gioia ma anche di paura e di dolore vissuti con passione “esagerata”. Il finale aperto permette la riflessione sulle possibili evoluzioni dell’ amore che può portare alla nascita di tante e diverse storie d’ amore nella vita di ognuno e dalle forme diverse.

Cosa vuol dire “esagerato”? Vuol dire “troppo” di tutto:
troppo timido, troppo pigro, troppo innamorato, esageratamente innamorato.
Ma l’amore non è mai troppo, nè si è mai troppo piccoli o troppo grandi per sentirlo.
Così è giustissimo che Santiago abbia per Teresita un amore esagerato. A volte gli adulti capiscono troppo poco una storia bella come questa.

Dicono di noi

UN AMORE ESAGERATO
È uno spettacolo per piccini ma non è una storia rimpicciolita. Anzi, Un amore esagerato della Compagnia Sillabe parla di un sentimento grandioso tra due bambini, una passione incontenibile, ingenua, innocente ed autentica. Una pièce poco giocata sul testo verbale e molto sulla fisicità, sulle maschere facciali, sugli oggetti simbolici e sulla scenografia, minimale ma significativa. Fabio Castello e Giuseppina Francia hanno tratto la vicenda da un libro di Graciela Montes; protagonisti sono Teresita e Santiago, compagni di scuola; la bambina è straniera, parla buffo ed incomprensibile, il bambino ha i sogni più grandi della classe ma è il più piccolo, è l’unico a non sbeffeggiare Teresita per la sua spassosa pronuncia, la accoglie come vicina di banco, cerca di insegnarle la propria lingua, impara un po’ quella di lei. Per caso, e per fortuna, i ragazzi sono vicini di casa, tornare insieme dopo le lezioni fa scoccare l’amore, tra i sodali ed i conoscenti nascono i partiti di chi è favorevole e di chi è contrario, ma a Santiago non importa, riempie di fiori la sua bella (e brava) Teresita, felice, felici, solari, sorridenti. Però. La ragazzina deve cambiare casa, trasferirsi in una città lontana. Si rimedia con le lettere, che partono, lungo un filo, portano notizie, pezzi di focaccia, petali ed anche una formica. Passa il tempo, è il compleanno di Teresita e Santiago opta per un regalo speciale: un’enorme lettera in cui rinchiudersi. La sorpresa è gradita e i bambini sbocconcelleranno uniti la pagnotta-torta. Tanti baluginii di attualità riverberano da questo allestimento, che sembra rispecchiare la realtà bambina senza indugiare in sdolcinature. L’integrazione infantile è a tinte pastello e i sentimenti, nonostante l’incredulità degli adulti, possono superare tempo e spazio. Il finale è piacevolmente aperto ma, dopo i ringraziamenti, Castello e Francia salutano il pubblico chiedendo a chi vuole di scrivere un’ipotetica conclusione ed imbucarla in un’apposita cassetta sul palco: perché il gioco prosegue, oltre il sipario serrato.
Maura Sesia – La Repubblica

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